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25 APRILE: UNA RIVOLUZIONE MORALE


25 aprile 2019: sono orgoglioso di avere tenuto l'orazione ufficiale ad Alassio. Sono particolarmente orgoglioso di averlo fatto davanti alla Memoria Vivente che vedete dietro di me: il Partigiano Guido Carozzi e il fratello dell'avvocato Bottelli. Ecco ciò che ho detto

La notizia del buco nero, finalmente  fotografato, ha riempito per qualche giorno il mercato frettoloso delle notizie. 
L’essere umano è arrivato davanti all’origine: ciò che chiamiamo buco nero è quanto di più potente possiamo immaginare. Certamente inghiotte tutto, luce compresa, e  forse genera la vita . 

Lo guardiamo, ma vederlo è altro.

Si guarda con gli occhi, si vede con il cuore, o se volete con l’anima,  o comunque vogliate chiamare il quid misterioso e affascinante che ci rende diversi dagli altri esseri viventi. 
Penso che quella fotografia abbia comunque creato un certo disagio in ogni essere senziente. Il disagio è mancanza di agio, cioè di ciò che è comodo. 
E oggi vorrei parlarvi di scomodità. 

Tornando al buco nero , che cosa ci comunica? Paura, speranza? Entrambe…? dove finisce una e dove comincia l’altra? Come misurare la soglia, la prevalenza  di  una delle due?  La risposta è assolutamente intima, personale. 
E impegnativa, perché misura noi stessi. 
A volte la vita ci rende insieme consapevoli dei nostri limiti e delle nostre potenzialità  … ci obbliga ad essere consapevoli  del potere della scelta, di ciò che ci rende diversi dagli altri organismi viventi. 
E non è facile, non è comodo.

Il potere della scelta può essere esaltante o quieto, immediato o meditato, allegro o severo…
Ma è il potere della scelta, il libero arbitrio, che  ci rende umani. 

In fondo ciò che ricordiamo, che affideremo al tempo, che racconteremo ai nostri nipoti sarà quella volta che siamo stati chiamati, magari obbligati a scegliere…a scegliere tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato lasciando perdere ciò che è utile..a scegliere tra battaglie giuste e battaglie sbagliate, e non vinte o perse…

Ecco ciò di cui  parlo oggi, avendo l’onore di celebrare il 25 aprile ad Alassio

In realtà il 25 aprile inizia l’8 settembre del 43..

Se il 25 aprile è la nascita, l’8 settembre è l’inizio del travaglio.
Che grande mistero è la vita! Che grande energia c’è in chi la custodisce, la protegge, la rende concreta…la donna! C’è  sofferenza in un travaglio.. e siamo  forgiati in quella sofferenza…è un valore che disincrosta, che obbliga a guardare dentro il  buco nero che c’è in ognuno di noi, a dare il meglio o il peggio. Non è un caso che nei momenti drammatici d’istinto l’invocazione sia…Mamma…è come se quando tutti gli orpelli scompaiono, quando la vita si presenta, ti presenta il conto, quella ancestrale sofferenza della Madre desse un senso a tutto e diventasse invocazione. Non finiremo mai di ringraziare le nostre Madri, le nostre Sorelle, le nostre Compagne, non abbiamo ancora capito o voluto capire quanta verità, quanta positività  ci sia nei saperi femminili, nello sguardo della donna sulla vita. 
Perché in Argentina ci fu il movimento delle Madri di Plaza de Maio, e non dei Padri? perché essi si dividevano,  erano prima comunisti, o socialisti, o popolari…le madri erano prima di tutto Madri, custodi della sacralità della vita, pronte a pagare il prezzo delle loro scelte due volte, come fecero le Partigiane… che pagarono come ribelli e come donne…magari senza che i loro compagni maschi neppure capissero….

8 settembre 1943. Immaginate una moltitudine di ragazzi in divisa, abbandonati dai loro stati maggiori, un Paese intero abbandonato vigliaccamente a se stesso, singole coscienze chiamate singolarmente a scegliere. Da una parte la quiete feroce e mediocre dell’obbedienza, della comodità di un pasto assicurato e di una immediata rimozione dei problemi. Dall’altra l’ignoto. Non credo che fosse così chiaro da che parte stare. Quei ragazzi uscivano da vent’anni di pensiero unico, di Dio, Patria e Famiglia, motto  a cui mancava quella parolina - umanità - che Giuseppe Mazzini mise invece nell’incipit del testo “ Dei doveri dell’Uomo” da cui la citazione, storpiata, è tratta.

Ma quell’umanità ignorata dai fascisti di ieri e di oggi , anzi quel bisogno di umanità in quel tempo potentemente riemerse, come un vento lieve che diventa tempesta. 
Il primo umanissimo impulso di quei ragazzi abbandonati al loro destino fu di tornare a casa, anzi “verso casa” ( Novalis)  Senza se e senza ma, senza una precisa strategia, guidati dal bisogno di tornare ad essere umani, dal bisogno di avere attorno affetti, serenità…in fondo questo è casa…e si misero in cammino.
 Il cammino è un istinto, l’uomo si mette in cammino da sempre, sempre cercando, e il cammino è incontro con l’altro. 
Sulla loro strada trovarono altri ragazzi, poco più grandi di loro, alcuni uomini fatti. 
Da essi appresero di un altro mondo possibile, dove scegliere è diritto e responsabilità, semplicemente e concretamente. 
E su quel diritto ad essere felici misero il carico delle loro vite, per conquistarci quel diritto,  rinunciarono consapevolmente al loro futuro.

Ecco la forza della Resistenza: è una storia umana, una storia semplicemente, potentemente  umana. 
Come l’Odissea, come il Vangelo, come la Divina Commedia…
Una storia di scelta tra coraggio e paura, tra amore e odio, tra dignità e vergogna.
Cosa spinse un ferroviere Alassino,   Libero Picciolini,  ad entrare per primo in una galleria e sminare a rischio della vita i binari sabotati dai tedeschi in fuga? Dopo la liberazione non chiederà ne riceverà alcun riconoscimento per quel gesto eroico…  cosa spinse una suora di Pietra Ligure , suor  Artemisia, a diventare ribelle curando e nascondendo Ebrei e Partigiani ? Grazie alla potenza evocativa di narrazioni come quella del vostro concittadino Daniele La Corte  queste storie escono dalla cronaca ed entrano nella Storia, maestra di vita perché levatrice di riflessioni. 

Ecco cosa fu la Resistenza: una storia umana, semplice, che oggi vogliamo celebrare….
Chi  siede oggi nei Consigli Comunali,  in quelli Regionali , in Parlamento , in ogni libera associazione di cittadini lo deve a quella storia: e chi invita a non festeggiare il 25 aprile è l’esempio di quanto il male sia mortalmente banale. 
Chi invita a non festeggiare il 25 aprile insulta i Militari, i Carabinieri, I Preti, i Badogliani, i tanti cittadini senza appartenenze se non quella all’unica razza, quella umana,  che la Resistenza la fecero…
Chi invita a non festeggiare il 25 aprile insulta una scelta di vita, insulta il coraggio giustificando  la vigliaccheria, insulta l’amore giustificando l’odio, insulta la dignità giustificando la vergogna. 
Non c’entra la politica, non c’entrano i partiti, c’entra l’umanità, ieri contro la dittatura nazifascista, oggi contro la dittatura della mediocrità che tenta di spingerci nell’angolo senza speranza della paura. 
E chi ha paura di vivere, di sperare, di scegliere, è già morto, è  morto dentro. 

Questo i Partigiani lo sapevano, anzi lo sentivano, pronti com’erano a morire per la vita piuttosto che a sopravvivere senza umanità, senza dignità..Essi capirono che dal male o ci si salva tutti o non si salva nessuno.


Sempre Mazzini dice  
“I primi vostri Doveri, primi almeno per importanza, sono com' io vi dissi, verso l' Umanità. Siete uomini prima di essere cittadini o padri. Se non abbracciaste del vostro amore tutta quanta l'umana famiglia - se non confessaste la fede nella sua unità, conseguenza dell'unità di Dio, e nell'affratellamento dei Popoli che devono ridurla a fatto - se ovunque geme un vostro simile, ovunque la dignità della natura umana è violata dalla menzogna o dalla tirannide, ( se ) voi non foste pronti, potendo, a soccorrere quel meschino o non vi sentiste chiamati, potendo, a combattere per risollevare gli ingannati o gli oppressi - voi tradireste la vostra legge di vita.…” 

Legge di vita, dice Mazzini. Se essa, la vita,  mi pone davanti un ostacolo, posso fare finta di niente? resto uomo se giro la testa dall’altra parte? Poco importa che altri sappiano della mia vigliaccheria, se io so. Perché potrò rimuovere, ma non dimenticare, e il ricordo diventerà un macigno. 

Quei ragazzi nel ’43 potevano andare con i repubblichini, era facile, bastava dire “presente! “ e poi obbedire rinunciando a pensare. 
O scegliere l’ignoto della Montagna. 
E molti, sempre di più scelsero l’ignoto alla feroce banalità del male.

In montagna impararono sulla loro pelle la necessità delle regole, il valore necessario del  rispettarle anche quando non è semplice. 
Quanti Partigiani furono chiamati a mettere al muro loro compagni perché avevano rubato o usato violenza a contadini? Non deve essere stato semplice ma lo fecero. Quel bisogno di regole animò le discussioni attorno ai fuochi, nei casolari spersi sulle nostre montagne..e nacque l’unico patto scritto dal basso, condiviso concetto per concetto, in una sorta di stesura collettiva poi ratificata dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947. Il nodo sono le regole, ieri, oggi. 
Per questo  oggi il tema è la necessità di una rivoluzione morale. 
Oggi , 25 aprile 2019 l’L’Italia è di nuovo in mano agli italiani, che devono affrontare innanzitutto il nodo della corruzione.  
Che non riguarda solo i politici, di ogni colore, o gli imprenditori..o i potenti in generale…la corruzione è un abito mentale che ha incancrenito questo paese. E la  rivoluzione morale  parta da ciascuno di noi, nelle singole coscienze, come l’8 settembre.
Prima di guardare il fuscello, o la trave negli occhi degli altri guardiamo il fuscello o la trave che c’è nei nostro occhi…Rivoluzione morale vuol dire pagare le tasse, non abbassarsi alla meschinità della clientela di basso rango, anche se serve per trovare un necessario lavoro.
  
Quando passiamo davanti ad una altra persona in una lista d’attesa in ospedale, anche motivati da un grave motivo, non   rubiamo soltanto un diritto a qualcun altro, ma rubiamo un diritto a tutti noi, perché in assenza  di regole rispettate , oggi io passo davanti a te, ma domani tu potrai passare davanti a me, ciò che estorco oggi lo pagherò con gli interessi domani. 
Ogni volta che rubiamo il diritto di un altro avviliamo non  stessi, picconiamo il futuro dei nostri figli, infanghiamo la memoria dei nostri padre e dei nostri nonni che hanno conquistato per noi un sistema di regole che si chiama Costituzione. 
Senza un sistema di regole siamo tutti perduti. 

Ecco perché  nacque la Costituzione, Carta dei Diritti e delle Responsabilità, perché incardina in ciascuno di noi il dovere morale del rispetto delle regole come abito mentale e non effetto della paura di essere punito. Si può dire che il dettato Costituzionale non sia per tutti, ma per ciascuno: che parli e impegni cioè ogni singola coscienza, al di la di ciò che fanno gli altri. Mio è il diritto alla felicità che perseguo, mia è la responsabilità di mantenere il patto necessario per raggiungere l’obiettivo. Patto, non contratto…i contratti si fanno per mercificare, e i valori non sono merci…patto innanzitutto con la propria coscienza, per restare umani. 

La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da se. La Costituzione è un pezzo di carta , la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno  rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità.” ( Pietro Calamandrei)

Il primo insulto alla Costituzione è l’indifferenza, anticamera del “chi me lo fa fare…io non c’entro…” e chi glie lo faceva fare ai ragazzi del 43 di scegliere l’ignoto della Montagna, di pagare il nostro futuro con il loro?  Non diciamo quindi che la colpa è dei politici, che siccome rubano loro possiamo rubare anche noi nel nostro piccolo…perché i politici li nominiamo noi, e la Costituzione nata sulle nostre montagne ci offre il difficile potere del cambiamento. Se Itaca è la nostra terra, la Costituzione è l’arco che solo un Ulisse collettivo, composto dall’insieme delle  nostre singole coscienze, può tendere per cacciare i Proci che l’hanno occupata. Oggi come ieri.

Perché questa non è storia di ieri. 
l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”
E’ il primo articolo della nostra Costituzione…
Come spiegarlo alle vedove dei quattro morti ieri sul lavoro?
Come spiegarlo ai giovani a cui abbiamo rubato il futuro concentrati come siamo a difendere i privilegi del nostro presente, pronti a tirare una coperta troppo corta su di noi lasciando nel gelo della precarietà i nostri figli, i nostri nipoti?

Come spiegarlo ai lavoratori di Piaggio e di Laerth, a cui vi chiedo di mandare un forte messaggio di vicinanza?

“Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.
Articolo 10”

Come spiegarlo alle Madri Africane che fanno indossare una maglietta rossa ai loro bimbi prima di affidarli al mare, sperando che siano più facilmente individuabili se in quel mare, il Mare Nostrum, dovessero finire? Sono meno Madri delle nostre Madri salite dal Sud decenni fa? Delle nostre nonne emigrate nelle Americhe ?
Fuggire dalla violenza, dalla fame, o semplicemente cercare un futuro migliore rientra nell’effettivo esercizio delle libertà democratiche?
ll rischio che corriamo noi è annegare in una pozzanghera fangosa senza nemmeno vederla la bellezza immensa del mare,  suggestivo paradigma della bellezza immensa della vita…

Non come il gigante di bronzo di greca fama, 
Che a cavalcioni, da sponda a sponda
stende i suoi arti conquistatori:

Qui, dove si infrangono le onde del nostro mare
Si ergerà  una Donna Potente con la torcia in mano
la cui fiamma è un fulmine imprigionato
e avrà come nome 
Madre degli Esuli.

Il faro nella sua mano darà il benvenuto al mondo
i suoi occhi miti scruteranno quel mare che giace tra due città.
Antiche terre, – ella dirà con labbro muto
 – a voi la gran pompa! 
A me solo date i vostri stanchi, i vostri poveri, 
le vostre masse infreddolite 
desiderose di respirare libere, 
i rifiuti miserabili delle vostre spiagge affollate
Mandatemi loro,  i senza tetto, gli scossi dalle tempeste.
E io solleverò la mia fiaccola
accanto alla porta dorata

Questa poesia la scrisse  nel 1883 Emma Lazarus, poetessa ebrea e americana. E’ incisa  ai piedi della statua della Libertà, a NYC. C’è da prima del muro di Trump—-
E chi  costruisce muri per fermare il mondo si condanna a vivere dentro un recinto, ma i recinti sono per le bestie addomesticate, non per gli esseri umani, a cui il mare è caro…


E’ attuale questa poesia? penso di si, come la Resistenza.

Proprio perché c’entra la libertà, e ”la libertà è come l'aria: si vive nell'aria; se l'aria è viziata, si soffre; se l'aria è insufficiente, si soffoca; se l'aria manca si muore. “( don Sturzo)…
Ma “Nessuno vi può dare la libertà. Nessuno vi può dare l'uguaglianza o la giustizia. 
Se siete uomini, prendetevela. “ ( Malcom X) 




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