PD. COSA HANNO DISTRUTTO I PROCI.
“Mi vergogno del mio Partito” . Se lo avessi detto io mi avrebbero linciato, ben di più di quanto accada da anni. Eppure non è una questione personale, non ho mai insultato nessuno. Ho rappresentato un disagio profondo vedendo chi dirigeva il mio Partito sempre più concentrato sugli affari che potevano derivare dalla politica, sui tornaconti personali. Prima il mattone, poi la sanità, i rifiuti, oggi il Covid. Troppi dirigenti implicati in business connessi alla gestione dei problemi dei cittadini, in una deriva opaca dove la soglia tra lecito e illecito è difficile da intravedere, ma dove certamente la soglia dall’opportunità e spesso anche della decenza è stata superata sistematicamente . Ho rappresentato l’allarme percepito nel vedere che la selezione della classe dirigente avveniva in modo sempre più diffusamente autoreferenziale, e sempre più fatta all’esterno di una comunità politica con il semplice obiettivo di restare dove si decide il sottogoverno, le amministrazioni locali, tutto quanto possa essere propedeutico all’arricchimento personale. La parabola politica del dott. Vigliercio, sbucato pochi anni fa come un fungo dal cilindro del potente cognato Dott. Marco Bertolotto, a sua volta sbucato da altri cilindri che sembrano più scatole cinesi, è l’esempio lampante di quanto abbia contato un mondo familistico/affaristico nel ridurre il PD locale a quello che è. Nel caso specifico, i registi più intelligenti e autorevoli di quella operazione e di ciò che ne seguì ( nomine, candidature etc..) provennero addirittura da comunità politiche alternative alla sinistra, e vi sono puntualmente tornate finito il lavoro.. Mi piace chiamare queste persone Proci. Non è un insulto. I Proci erano “ principi di Itaca e delle isole vicine, che, installatisi come pretendenti di Penelope nella casa di Ulisse durante l’assenza dell’eroe, ne dilapidavano i beni. “ ( treccani.it) . I nostri Proci hanno intravisto un patrimonio elettorale custodito da una comunità politica ( che mi piace chiamare metaforicamente Itaca) in grave crisi di valori e riferimenti, se ne sono appropriati e lo hanno dilapidato. Fin qui Savona, da questa convinzione è derivata mesi fa la mia scelta di non rinnovare la tessera del PD, dopo 46 anni di appassionata militanza. Ma il grido del Segretario Zingaretti, mi ha fatto capire che non possiamo contare su un Ulisse possibile. E non è un caso che quel grido legittimi le dimissioni delle persone per bene, finalmente liberate da un mantra che molti di noi hanno nel DNA.. “ si cambia dall’interno..” Dall’interno di cosa? Di ciò che e diventata una mediocre consorteria affaristica?
Il grido di Zingaretti inoltre porta alla luce le macerie di una comunità politica che si è lasciata distruggere nel tempo, e per certi versi le macerie del Novecento. Con l’agonia mortale del PD agonizza l’ultimo grande Partito di massa, e probabilmente lo stesso impianto della nostra democrazia costituzionale e parlamentare, fondata appunto sull’esistenza di partiti strutturati come espressione organica di comunità politiche “ per se” e non “in se” come diceva Marx, ovvero consapevoli dei propri bisogni e capaci di organizzare visioni, progetti e programmi concreti per la loro soddisfazione. Avremo raggruppamenti fluidi rappresentati da un leader, a cui affideremo le nostre sorti senza alcuna mediazione progettuale condivisa dal basso.
Ecco cosa hanno distrutto i Proci: la possibilità di un futuro per Itaca, inesorabilmente destinata a sprofondare nel mare sempre più tempestoso di questi tempi difficilissimi. Cerchiamo scialuppe, armiamole e prepariamoci a navigare nell’ignoto. Per fortuna, come diceva Tenco, “quando si alza il mare gli uomini senza idee per primi vanno a fondo”.
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