Una forma decisamente minimalista: una testa anch’essa stilizzata posta su un tronco cilindrico, privo di riferimenti a braccia, gambe e piedi . Un decoro realizzato manualmente, molto vivace e simbolico. Le Kokeshi giapponesi, bambole di legno fatte a mano, devono probabilmente la loro fortuna nel mondo anche all’essenzialità che le rende uniche; c’è chi sostiene che le matrioske russe siano originariamente state ispirate proprio a queste bambole. Questa convinzione nasce ragionevolmente dal fatto che Savva Mamontov - imprenditore russo, collezionista di giocattoli raccolti in ogni parte del mondo ed animatore del circolo di Abramcevo, una tenuta agricola che raccolse nei ultimi decenni del XIX secolo artisti ed artigiani legato dalla passione per la tradizione - dichiarò in più circostanze di essere stato colpito da una piccola scultura in legno importata dall’isola giapponese di Honshū e raffigurante un personaggio riconducibile alla iconografia buddista, forse lo stesso Siddharta. Essa conteneva al suo interno altre quattro piccoli Buddha.
Si conoscono dal XIX secolo, sopratutto nella regione di Tohoku, nel nord del Giappone; la tradizione locale racconta che i contadini andassero alle sorgenti calde della zona durante l’inverno; in quelle zone si usava il legno morbido della zona circostante per fare bambole kokeshi. Rinvigoriti dalle acque curative delle sorgenti calde, i contadini portavano le kokeshi nei loro villaggi come talismani e portafortuna, per assicurare un raccolto abbondante, e le donavano ai bambini come giocattoli e talismani bene auguranti di una crescita forte e sana. Oggi sono considerate souvenir, ma certamente ebbero una origine spirituale, ed esiste la credenza che proteggano dagli incendi, fondata principalmente sulle caratteristiche del legno particolarmente umido con cui sono fatte, il Mizuki.
Sull’etimologia della parola kokeshi c’è una di divergenza decisamente radicale tra chi sostiene che il termine "ko" derivi da "ki" (albero) e "keshi" da "kezuru" (piallare, raschiare), e chi ritiene che "ko" si riferisca piuttosto alla parola "bambino" in giapponese e "keshi" derivi dal verbo kezuru, ma inteso come rimuovere, far sparire; questa seconda ipotesi ha generato l’idea di un inquietante uso magico di queste bambole, generalmente considerate invece un buon auspicio.
E’ inoltre tramandata l’idea che l’uso preminente del colore rosso derivasse dalla convinzione che quel colore avesse il potere di allontanare il male e contrastare il vaiolo e altre malattie prevalenti all’epoca.
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A decidedly minimalist shape: a head also stylized placed on a cylindrical trunk, without references to arms, legs and feet. A decoration made by hand, very lively and symbolic. Japanese Kokeshi, handmade wooden dolls, probably owe their fortune in the world also to the essentiality that makes them unique; there are those who maintain that Russian matryoshkas were originally inspired by these dolls. This belief reasonably arises from the fact that Savva Mamontov - Russian entrepreneur, collector of toys collected from all over the world and animator of the Abramcevo circle, a farm that in the last decades of the 19th century brought together artists and craftsmen linked by a passion for tradition - declared on several occasions that he was struck by a small wooden sculpture imported from the Japanese island of Honshū and depicting a character attributable to Buddhist iconography, perhaps Siddharta himself. It contained four other small Buddhas inside.
They have been known since the 19th century, especially in the Tohoku region, in northern Japan; Local tradition has it that farmers would go to the hot springs in the area during the winter; in those areas, the soft wood of the surrounding area was used to make kokeshi dolls. Invigorated by the healing waters of the hot springs, farmers would bring kokeshi to their villages as talismans and good luck charms, to ensure a plentiful harvest, and would give them to children as toys and good luck charms for strong and healthy growth. Today they are considered souvenirs, but they certainly had a spiritual origin, and there is a belief that they protect against fires, based mainly on the characteristics of the particularly moist wood from which they are made, Mizuki.
There is a decidedly radical divergence on the etymology of the word kokeshi between those who maintain that the term "ko" derives from "ki" (tree) and "keshi" from "kezuru" (to plane, to scrape), and those who believe that "ko" refers instead to the word for "child" in Japanese and "keshi" derives from the verb kezuru, but intended as to remove, to make disappear; this second hypothesis has generated the idea of a disturbing magical use of these dolls, generally considered a good omen instead.
It is also handed down the idea that the prominent use of the color red derived from the belief that that color had the power to ward off evil and combat smallpox and other diseases prevalent at the time.
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https://regnoreborn.com/blogs/bambole-reborn/kokeshi-giapponese?srsltid=AfmBOooiPjd6o1m8gbvioCFVKSLQBYrEjNo6IluoowYfrumq59DTWK6G
Il vero eroe non è l'individuo votato a grandi imprese, bensì chi è riuscito − attraverso le piccole cose − a costruirsi uno scudo fatto di lealtà.Paulo Coelho, Il manoscritto ritrovato ad Accra, 201 2 La foto riproduce uno scudo rituale della cultura KATU ( Vietnam, Laos ) Anche in questo caso le opere d’arte ci ricordano che i confini delle culture non sono tirati con il righello dei colonialisti, ma plasmati da un complesso sistema di fattori geografici, storici ed economici che formano i popoli e le loro tradizioni. Ci ricordano che sono permeabili, reciprocamente influenzati dagli usi e dai costumi delle persone che li abitano; luoghi di incontro, e non necessariamente di scontro. Ci ricordano anche come l’uso delle parole non è asettico, ma potenzialmente propagatore di pregiudizi e discriminazione. Questo scudo cerimoniale è abitualmente attribuito ad un popolo vietnamita chiamato Moi; già l’uso di questo termine è ambiguo e in parte irrispettoso. Infatti i diverso ...
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