Bali, e l’Indonesia in generale, pagano con la notorietà turistica il prezzo della sottovalutazione di una storia millenaria e suggestiva. Una delle forme più banalizzate ma profonde della tradizione di quei popoli è la danza tradizionale. I turisti frettolosi che fotografano quella fantasmagorica performance fatta di suono, colore, immagine probabilmente non sanno che ogni volta viene messa in scena la creazione del mondo, lo scontro tra forze primordiali incarnate nella lotta eterna tra il bene e il male. E la maschera e’ protagonista.
In realtà Topeng non definisce esattamente il termine maschera, ma più in generale una precisa forma di teatro drammatico che è insieme una cerimonia liturgica spettacolarizzata. Significa pero’ letteralmente “qualcosa premuto contro il viso” ad implicita dichiarazione della relazione intima tra la maschera, chi la indossa e ciò che insieme evocheranno. L’oggetto in sé ovvero il legno scolpito e dipinto, si chiama Tapal. E’ realizzata con il pule, legno pregiato forte ma di facile lavorazione, tagliato e scolpito secondo un preciso rituale dettato dai tempi del calendario religioso balinese. Cosi il pezzo di legno caricato energia divina diventa il tenget, e può interagire con taksu, l’energia creatrice. C’e un solo attore in scena, e cambia maschera con il mutare del rito narrante. E’ sua la responsabilità di dare corpo ai personaggi che le maschere evocheranno, dopo un rito offertorio e benedicente eseguito all’inizio della performance. Le maschere non rappresentano personaggi ma archetipi: il re, ad esempio, nel suo stesso muoversi incarna la purezza e l’equilibrio, e cosi le altre figure che introducono il dramma, anzi il drama, - dal termine tardo latino a sua volta mutuato dal greco e che significa fare, agire..- Anche nelle diverse rappresentazioni profane, dove come nella Commedia dell’arte irrompono in scena anche storie e personaggi della vita quotidiana, resta quest’aura potente. Per dirla con Elémire Zolla, la forma formante della maschera aiuta l’uomo nel difficile cammino della vita.
TOPENG, THE FORMING FORM Bali, and Indonesia in general, pay with their tourist notoriety the price of underestimating a thousand-year-old and evocative history. One of the most banalized but profound forms of the tradition of those peoples is traditional dance. The hasty tourists who photograph that phantasmagorical performance made of sound, color, image probably do not know that each time the creation of the world is staged, the clash between primordial forces embodied in the eternal struggle between good and evil. And the mask is the protagonist. In reality Topeng does not exactly define the term mask, but more generally a precise form of dramatic theater that is at the same time a spectacularized liturgical ceremony. However, it literally means "something pressed against the face" as an implicit declaration of the intimate relationship between the mask, the wearer and what together they will evoke. The object itself, that is, the carved and painted wood, is called Tapal. It is made with pule, a strong but easy to work precious wood, cut and carved according to a precise ritual dictated by the times of the Balinese religious calendar. Thus the piece of wood charged with divine energy becomes the tenget, and can interact with taksu, the creative energy. There is only one actor on stage, and he changes mask with the change of the narrative rite. It is his responsibility to give body to the characters that the masks will evoke, after an offertory and blessing rite performed at the beginning of the performance. The masks do not represent characters but archetypes: the king, for example, in his very movement embodies purity and balance, and so do the other figures that introduce the drama, or rather the drama, - from the late Latin term in turn borrowed from Greek and meaning to do, to act.. - Even in the various profane representations, where as in the Commedia dell'arte stories and characters from everyday life also burst onto the scene, this powerful aura remains. To quote Elémire Zolla, the formative form of the mask helps man on the difficult path of life.
Quando la bellezza vale ma non necessariamente costa… Note a proposito di una collana Mehrunnisa, Banjara / When beauty is worth but not necessarily expensive... Notes on a Mehrunnisa necklace, Banjara.
“ Gioiello prov. joiels; a. fr. joiel, joël, mod. joyau; cat. joyell; sp. joyel, joya; port. joiel; (ingl. iewell, ted. juwel): voce congiunta indubbiamente a GIỎIA [= GÀU- DIA onde *GAUDIÈLLUM] nel senso di cosa preziosa, di gemma, di cui ha la parvenza di diminutivo. Però gli etimologi che assegnano a gioia la derivazione da Jò- CUM giuoco, preferiscono trarre gioiello direttamente da JOCALE, che nella barbara latinità venne [inesattamente) usato per significare monile, gemma, anello ed altra cosa preziosa” . ( ETIMO.IT) Gioia, gioco…nel profondo del concetto di gioiello non c’è il valore economico, ma quello esistenziale. Ancora una volta la bellezza ci obbliga a riflettere, visto che in gran parte del mondo “civilizzato” invece la preziosità è associata al valore economico. Anche sul termine “ prezioso” ci sarebbe da dire…deriva dal latino pretium, che si può tradurre sia prezzo che pregio…la ricerca etimologica è un viaggio senza fine, quindi torniamo sul concetto di gioiel...
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