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Quando la bellezza vale ma non necessariamente costa… Note a proposito di una collana Mehrunnisa, Banjara / When beauty is worth but not necessarily expensive... Notes on a Mehrunnisa necklace, Banjara.

“ Gioiello prov. joiels; a. fr. joiel, joël, mod. joyau; cat. joyell; sp. joyel, joya; port. joiel; (ingl. iewell, ted. juwel): voce congiunta indubbiamente a GIỎIA [= GÀU- DIA onde *GAUDIÈLLUM] nel senso di cosa preziosa, di gemma, di cui ha la parvenza di diminutivo. Però gli etimologi che assegnano a gioia la derivazione da Jò- CUM giuoco, preferiscono trarre gioiello direttamente da JOCALE, che nella barbara latinità venne [inesattamente) usato per significare monile, gemma, anello ed altra cosa preziosa” . ( ETIMO.IT) Gioia, gioco…nel profondo del concetto di gioiello non c’è il valore economico, ma quello esistenziale. Ancora una volta la bellezza ci obbliga a riflettere, visto che in gran parte del mondo “civilizzato” invece la preziosità è associata al valore economico. Anche sul termine “ prezioso” ci sarebbe da dire…deriva dal latino pretium, che si può tradurre sia prezzo che pregio…la ricerca etimologica è un viaggio senza fine, quindi torniamo sul concetto di gioiello. Certamente contano la rarità del materiale usato, la complessità nella realizzazione, il valore simbolico e culturale dell’insieme di forma, materia, segno. Ma il gioiellò dovrebbe essere destinato a dare gioia, a prescindere. E’ certamente ancora così in culture lontane. In Nepal ho visto contadine lavorare la terra, trasportare pesi indossando quotidianamente preziosi monili..quasi tutte le popolazioni nomadi usano indossare abitualmente le loro gioie, che parlano di loro, di chi sono e di cosa desiderano. I pettorali di Timor, le Croci di Agadir, per fare qualche esempio, spesso rimandano direttamente a simboli astrali, ed ovviamente alla loro interazione simbolica con la vita quotidiana. L’oggetto che vi presento entra pienamente in questa riflessione. Navigando sulla rete se ne trovano di simili a prezzi più che ragionevoli, e non è particolarmente antico, mi pare risalga alla seconda metà del secolo scorso. E’ un oggetto tuttora prodotto, nonostante una certa complessità nella realizzazione. Secondo il nostro criterio non è quindi particolarmente “prezioso”..Ma parla.. Si chiama Mehrunnisa, è una collana che proviene da una cultura nomade di area indo pakistana, la cultura Banjara. Viene donato ed indossato dalle giovani donne che si affacciano all’impegno di vivere, in segno di auspicio per ciò che rappresenta fin dal nome. Mehrunnisa,(1) è un nome di origine persiana, è composto dall'unione delle parole "Mehr", che significa "amore" o "sole", e "nisa", che significa “donna”; letteralmente, il nome significa quindi "donna amante" o "sole delle donne”. ma si può tradurre come 'luce della donna’; é associato al numero 9, considerato fortunato. Così veniva chiamata l’Imperatrice Nur Jahan , vissuta in india nel XVI secolo. Scrittrice, poetessa, patrona delle arti, durante il suo regno, ha dato impulso al commercio e all'industria, contribuì ad ampliare i confini artistici e culturali dell'Impero Moghul. Mehrunnisa divenne quindi particolarmente popolare tra le aristocrazie persiane e Moghul. La eco della potenza evocativa di questo nome è viva, come si vede, ancora oggi. . مہرالنساء , in lingua Urdu, ( urdū Lingua ufficiale del Pakistan, usata, soprattutto a livello letterario e colto, anche nell'Unione Indiana. È una forma di hindī scritto in caratteri persiani con preferenza accordata a vocaboli persiani e arabi.) “ Proven jewel. jewels; to. fr. joiel, joël, mod. joyau; cat. jewell; sp. joyel, joya; port. joiel; (English iewell, German juwel): voice undoubtedly combined with GIỎIA [= GÀU-DIA hence *GAUDIÈLLUM] in the sense of a precious thing, a gem, of which it has the appearance of a diminutive. However, the etymologists who assign the derivation to joy from Jò-CUM game, prefer to draw jewel directly from JOCALE, which in barbaric Latin was [inexactly) used to mean necklace, gem, ring and other precious thing". (ETIMO.IT) Joy, play... deep within the concept of jewelery there is not economic value, but existential value. Once again, beauty forces us to reflect, given that in much of the "civilized" world, preciousness is instead associated with economic value. Even about the term "precious" it should be said... it derives from the Latin pretium, which can be translated as both price and value... the etymological research is an endless journey, so let's return to the concept of jewel. What certainly counts is the rarity of the material used, the complexity of the creation, the symbolic and cultural value of the combination of form, material and sign. But the jewelery should be intended to give joy, regardless. It is certainly still like this in distant cultures. In Nepal I saw peasant women working the land, carrying loads while wearing precious jewels every day... almost all nomadic populations habitually wear their jewels, which speak of them, of who they are and what they desire. The pectorals of Timor, the Crosses of Agadir, to give a few examples, often refer directly to astral symbols, and obviously to their symbolic interaction with daily life. The object I present to you fully enters into this reflection. Browsing the internet you can find similar ones at more than reasonable prices, and it's not particularly old, I think it dates back to the second half of the last century. It is an object that is still produced today, despite a certain complexity in its creation. According to our criteria it is therefore not particularly "precious"..But it speaks.. It's called Mehrunnisa, it's a necklace that comes from a nomadic culture in the Indo-Pakistani area, the Banjara culture. It is donated and worn by young women who are embarking on the commitment of living, as a sign of auspiciousness for what its name represents. Mehrunnisa,(1) is a name of Persian origin, it is composed of the union of the words "Mehr", which means "love" or "sun", and "nisa", which means "woman"; literally, the name therefore means "woman lover" or "sun of women". but it can be translated as 'light of the woman'; it is associated with the number 9, considered lucky. This is how the Empress Nur Jahan, who lived in India in 16th century.Writer, poet, patroness of the arts, during her reign, she boosted trade and industry, helped expand the artistic and cultural boundaries of the Mughal Empire.Mehrunnisa therefore became particularly popular among the Persian and Mughal aristocracies The echo of the evocative power of this name is alive, as can be seen, still today. . مہرالنساء, in the Urdu language, (urdū Official language of Pakistan, used, especially at a literary and cultured level, also in the Indian Union. It is a form of Hindi written in Persian characters with preference given to Persian and Arabic words.)

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