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IL BISOGNO DI SEMINARE. Note a proposito di un antico libro, della felicità e dei campi, larghi o giusti che siano…

Le metafore sulla necessità di coltivare campi, giardini e quant’altro sia coltivabile sono usate ( ed abusate) da sempre. La penultima grande rivoluzione che cambiò la storia dell’umanità, quella neolitica, fu caratterizzata dall’invenzione dell’agricoltura; sapere che ci si poteva fermare e mettere radici ( a proposito di metafore agricole…) senza morire di fame, grazie alla possibilità di coltivare e raccogliere cibo, cambiò nel bene e nel male il rapporto degli esseri umani con l’esistenza stessa. Da cacciatori e raccoglitori i nostri antenati divennero sempre più stanziali, nacquero la ceramica, la tessitura, gli eserciti, le religioni monoteiste ; nacque sopratutto il concetto di proprietà privata. Quel pezzo di terra coltivata diventava presente e futuro da difendere e/o da conquistare ( leggi rubare…) , diventava icona assoluta destinata a legittimare ogni azione, anche la più violenta. Intendiamoci, gli esseri umani si scannano da sempre , fin dai tempi ( metaforici…) di Caino e Abele. SI sono scannati per l’acqua, per i territori di caccia, per le materie prime, sostanzialmente per garantirsi la sopravvivenza. Ma da quando esiste la proprietà privata, si scannano per accumulare il superfluo, che non è mai abbastanza. Ringraziando il Cielo gli esseri umani hanno anche elaborato contrappesi, cercato di creare un sistema di regole che arginasse gli eccessi derivanti da questa deriva…ricerca che, visto lo stato attuale del mondo, non sembra aver avuto grande successo…… Sempre ringraziando il Cielo abbiamo nel nostro DNA esistenziale gli anticorpi per arginare il cancro della bramosia di possesso. Pensate allo stupore, che istintivamente proviamo davanti alla bellezza, e alla felicità che genera. Stupore, bellezza, felicità…sono solidi mattoni per costruire una vita serena, bisogna volere e sapere cercarli, nella memoria antica come negli accadimenti di ogni giorno. Sono certamente incardinati nella pubblicazione - appena presentata dall’Archivio Storico Diocesano di Albenga-Imperia - del “Sacro, e vago Giardinello”, opera fondamentale per gli studiosi della storia, dell’arte e della vita religiosa della Liguria occidentale tra il XV e il XVII secolo, ora disponibile in edizione cartacea e digitale grazie ad Alma Oleari, Giorgio Fedozzi e Gianluca Robbione per i tipi del Delfino Moro. Si tratta della trascrizione del prezioso manoscritto scritto fra il 1624 ed il 1625 ed oggi conservato ad Albenga, presso il Fondo Capitolare dell’Archivio Diocesano. Monsignor Pier Francesco Costa, l’allora vescovo della città Albenga, coadiuvato dal canonico della cattedrale Ambrogio Paneri, a partire dal 1624, guardando la propria diocesi, iniziò a scrivere il “Giardinello”.    “Ne nacque-spiega Alma Oleari- all’interno dei suoi tre tomi per un totale di 2072 pagine, una descrizione dettagliata delle 164 località del Ponente Ligure che a suo tempo componevano la Diocesi. Da Finale a Sanremo venne descritto il paesaggio; l’architettura, gli arredi e i pregi artistici delle parrocchie; l’amministrazione delle stesse (legati, lasciti, decime, ecc.); le rendite; gli elementi naturali come i corsi d’acqua o i confini parrocchiali; le consuetudini; il numero delle famiglie e degli abitanti della parrocchia.” E’ una pubblicazione interessante sotto molti punti di vista, strumento indispensabile per chi vuole approfondire la storia del territorio, ma la natura stessa dell’opera presenta alcuni aspetti sorprendentemente innovativi. La struttura narrativa è di impianto “enciclopedico” , non si limita agli aspetti religiosi ma fotografa usi e costumi delle singole comunità con dovizia di particolari, anticipando in qualche modo la forma narrativa illuminista. Ma l’aspetto più sorprendente è racchiuso nella invocazione che chiude la prolusione dell’autore: “ VIVETE FELICI”. Può sembrare un appello banale e scontato, ma non mi pare lo sia. L’esigenza della felicità, intesa come elemento essenziale dell’esistenza, irrompe in modo consapevolmente elaborato nella metà del secolo dei Lumi. E’ la Costituzione della Corsica, scritta da Pasquale Paoli nel 1755 - che conosceva Rousseau e certamente lesse “ De l’esprit des Lois” di Montesquieu - a codificarla come Diritto inalienabile dei Cittadini, impegnando i governi a creare le condizioni per il suo raggiungimento; seguiranno la più famosa Dichiarazione d’ Indipendenza degli Stati Uniti del 1776, e la Costituzione della Repubblica Ligure del 1797. Con queste premesse il concetto di felicità sembrerebbe appannaggio esclusivo del pensiero laico, opposto ad un “remissivismo” clerico religioso tutto concentrato sulla felicità dell’altro mondo da conquistare soffrendo e subendo in questo. E’ certo che il ruolo “pacificatore” del clero sia stato essenziale per il mantenimento dei privilegi di pochi pagati con la sopraffazione e lo sfruttamento dei molti, come è certo che il clero sia stato strumento di legittimazione e mantenimento dell’ordine sociale. Non è un caso che l’esperienza della Repubblica Ligure sia stata soffocata nel sangue dai contadini aizzati e capeggiati da nobili e preti al grido di “Viva Maria”! Ma il Sacro e Vago GIardinello, scritto oltre cent’anni prima di quei fatti, con quel VIVETE FELICI ci invita di fatto ad uscire da ogni schema precostituito, sapendo trovare verità e libertà anche dove il nostro pregiudizio ci impedirebbe di cercare. Tre tomi vetusti, scritti in una lingua arcaica e distante per forma e struttura dalla nostra diventano memoria viva; la precisa narrazione degli aspetti più concreti della vita vissuta secoli fa esce dal puro ambito dell’erudizione e diventa evocativa, consente di immaginare esseri umani che come noi cercano di godere del più attuale ed ancestrale dei diritti: il diritto alla felicità, consente di cogliere la bellezza misteriosa ed universale dell’avventura umana. Già nel titolo quei tomi risultano evocativi, grazie alla potenza metaforica della figura del “giardinello” , campo da seminare per potere raccogliere. E a proposito di “Campi” Larghi o giusti che siano, sarà utile ricordare che per ottenere raccolti copiosi e benefici bisogna prima estirpare le erbacce….

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