Cultura Wayana -Aparai. maschera Tamok |
DE/FORMAZIONE / 1 DE/FORMATION 1
Camminare dentro un volto/ walking inside the face
La deformazione delle figure è un gioco suggestivo e pericoloso. suggestivo perché porta d’istinto in altri mondi, pericoloso perché evidenzia la relatività di quello nel quale viviamo. E rischiamo di perderci. Per me de/formare un oggetto è diverso dal monumentalizzarlo. In questo secondo caso emerge la dimensione maestosa dell’oggetto stesso, mi verrebbe da dire la sua dimensione ieratica nel rispetto assoluto di ciò che l’oggetto è, per quello che è. Si può dire che ne viene dichiarata l’essenza. La de/formazione ( spezzare la parola in questo caso oltre a indicarne l’etimologia e dichiarare gli specifici contenuti delle radici, mi consente di agevolare il processo creativo che ho in mente) può invece svelare aspetti reconditi come nasconderli ulteriormente. Nel caso di questa maschera ogni implicazione è possibile. Proviene dal nord-est del Brasile, al confine tra Suriname e Guyana francese, dove vivono i Wayana e gli Aparai, due popoli distinti che vivono in stretta vicinanza sia fisica che culturale fino a confondersi, anche dato il numero esiguo ( circa tremila persone in costante diminuzione) . La maschera si chiama Tamok e prende il nome dello spirito malvagio che rappresenta, un mostro potente che abita nella profondità della foresta ed è associato a malattie e morte. La maschera copre il viso ed il corpo, le fronde hanno la funzione di esasperare i gesti del ballerino, e dare il senso del movimento compulsivo dello spirito durante la danza rituale che si chiama Pono, o Cumeeira in portoghese. Una grande frusta impugnata a due mani genera suoni schioccanti. La funzione della cerimonia è di purificare il villaggio dagli effetti nefasti di Tamok, fatto che può accadere solo se chi indossa il costume Tamok è puro, nel concreto se si è astenuto da alcool e atti considerabili impuri; si può dire che il Bene assume la forma del Male, non teme di entrarvi dentro per batterlo. La cerimonia si celebra in occasione della sacralizzazione di una nuova “casa rotonda” della comunità ( la cumeeira è il punto più alto del tetto, e la forma appuntita del mento della maschera simboleggia precisamente la base appuntita del palo centrale della casa, che viene conficcato nel terreno nell'ultima fase del completamento della capanna.) Lo stesso motivo geometrico della maschera si ritrova dipinto sui volti delle ragazze.
D’istinto è il linguaggio geometrico ad avermi colpito; mi è stato utile invertire il colore dell’immagine fotografica originale, in qualche modo è un primo intervento artistitico insieme autosufficiente, propedeutico e complementare a ciò che farò in seguito.
Ho seguito il percorso già usato per Seals, l’opera monumentale che ho realizzato nel 2011 partendo da piccoli Sigilli Sumeri . La differenza è che non credo che alla fine si percepirà l’insieme dell’opera, se non osservandola dall’alto. La forma originaria ( e ciò che è destinata ad evocare ) resterà quindi sopita, nell’impossibilità di essere compresa nella sua totalità, come accade ad esempio a certe opere di Nazca. Ma ci si potrà camminare dentro, sostare, e sarà come camminare dentro un volto.
La maschera in azione ( da una antica stampa)
DE/TRAINING 1
Walking inside the face
The deformation of the figures is a suggestive and dangerous game. suggestive because it instinctively leads to other worlds, dangerous because it highlights the relativity of the one in which we live. And we risk getting lost. For me, de/forming an object is different from monumentalizing it. In this second case the majestic dimension of the object itself emerges, I would say its hieratic dimension in absolute respect for what the object is, for what it is. It can be said that its essence is declared. The de/formation (breaking the word in this case as well as indicating its etymology and declaring the specific contents of the roots, allows me to facilitate the creative process I have in mind) can instead reveal hidden aspects and hide them further. In the case of this mask any implication is possible. It comes from northeastern Brazil, on the border between Suriname and French Guiana, where the Wayana and the Aparai live, two distinct peoples who live in close physical and cultural proximity to the point of blending in, also given the small number (about three thousand people in constant decrease). The mask is called Tamok and takes the name of the evil spirit it represents, a powerful monster that dwells in the depths of the forest and is associated with disease and death. The mask covers the face and the body, the fronds have the function of exasperating the gestures of the dancer, and giving a sense of the compulsive movement of the spirit during the ritual dance which is called Pono, or Cumeeira in Portuguese. A large two-handed whip makes cracking sounds.The function of the ceremony is to purify the village from the harmful effects of Tamok, a fact that can only happen if the wearer of the Tamok costume is pure, specifically if he has abstained from alcohol and acts that can be considered impure; it can be said that Good takes the form of Evil, it is not afraid to enter it to beat it. The ceremony is celebrated on the occasion of the sacralization of a new "round house" of the community (the cumeeira is the highest point of the roof, and the pointed shape of the chin of the mask symbolizes precisely the pointed base of the central pole of the house, which is driven in the ground in the last phase of the hut's completion.) The same geometric motif of the mask is found painted on the faces of the girls.
Instinctively it is the geometric language that struck me; it was useful for me to invert the color of the original photographic image, in some way it is a first artistic intervention that is both self-sufficient, preparatory and complementary to what I will do later. I followed the path already used for Seals, the monumental work I created in 2011 starting from small Sumerian Seals. The difference is that I don't think that in the end the whole work will be perceived, except by observing it from above. The original form (and what it is intended to evoke) will therefore remain dormant, unable to be understood in its entirety, as happens, for example, with certain works from Nazca. But you can walk inside, stop, and it will be like walking inside a face.
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