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IL NESSO / THE MEANINGFUL CONNECTION.

 


IL NESSO.                   ( dal lat. nĕxu(m), da nĕxus, part. pass. di nectĕre 'intrecciare'.)


Asger Jorn e la sua casa di Albisola sono impressi indelebilmente nella mia memoria, e sulla mia pelle. Ossessionato come sono dalla ricerca delle tracce, ho sempre visto il mondo con gli occhi della mia terra, cercando di partire per tornare e tornare per ripartire, sempre con nuove suggestioni da portare a casa e condividere. A Casa Jorn, che ho riaperto al pubblico dopo vent’anni di oblio, ho portato i linguaggi delle arti primarie insieme a Burri, Fontana, Lam invitando  artisti e studiosi a ragionare fuori dagli schemi..forse troppo fuori dagli schemi!  La formidabile rimozione di quel periodo  - durato quattro anni! -  posta in essere da politici e salariati dell’arte, è un esempio di damnatio  memoriae che andrebbe approfondito in modo oggettivo. 

Oggi, sabato 1 ottobre 2022, a Helsinki, pare che “il caso” quadri il cerchio. 

Sto facendo nascere #pensiamoimmagini , un insieme di eventi che si concluderà nel 2024, in occasione dei primi vent’anni di Tribaleglobale.  Per questo motivo sono  nella galleria dell’amico Andrey Tischenco, artista e studioso dei linguaggi arcaici del Grande Nord. Grazie alla sua disponibile sensibilità vedremo opere provenienti da una cultura siberiana pressoché sconosciuta anche agli appassionati di Arti Primarie. Le vedremo tra il paese dei Situazionisti, Cosio d’Arroscia, Onzo e forse altri luoghi più blasonati che stiamo definendo. La cultura è quella degli Ostyak, o Ostiachi, cacciatori nomadi  che sopravvivono fin dai tempi di Gobekli Tepe. E’ sorprendente l’immediatezza del loro linguaggio dell’arte, essenziale ma mai banale. In  un crescendo  emozionante Andrey mi mette a disposizione, oltre alle opere che presto vedrete, una significativa bibliografia, che curiosamente parte da testi scritti e realizzati in Italia .

Si parte con  Il volo dello sciamano, De Luca Editori. Fondamentale! Poi dalla biblioteca di Andrey escono pubblicazioni relative all’arte popolare delle nostre montagne: ragioniamo sulla sorprendente identità che si riscontra tra maschere valdostane, maschere nepalesi e non solo, Andrey è incuriosito dal mio punto di vista sull’arte  e si muove nell’onda del nostro mantra, riassumibile nel titolo di tutti gli eventi: #pensiamoimmagini. Conoscendo la mia storia ha tenuto per ultimo un colpo di teatro: “ questo devi averlo” e mi mette in mano un libro che ha per titolo Sami folk art, ten thousand years of folk art in the North. Qui troverò precisi riferimenti ai Sami ed ai loro tamburi “scritti” che mi appassionano e che presto saranno oggetto di un mio intervento artistico, ai Nanai e agli Ostyak…ma la sorpresa è leggere il nome di uno dei tre autori di questo testo considerato paradigmatico dagli esperti del settore…  Asger Jörn ! Con la sua selezione di oltre 300 oggetti pubblicati in questo libro  Asger Jörn ci offre una nuova visione degli ultimi 500 anni di storia dei Sami. Nella selezione e nella giustapposizione delle immagini si manifesta  una originale interpretazione artistica delle interazioni dei Sami, della natura e delle renne,  che riflette  anche la fusione tra  miti antichi e la nuova religione - il cristianesimo - che irrompeva  da sud e da est. E Jörn rappresenta questa narrazione con immagini! Usa vecchie fotografie come elementi alfabetici finalizzati ad evocare, più che a descrivere.  E’ una dimostrazione di quanto fosse insieme autorevole, competente ed innovativo  l’approccio di Jörn con le tradizioni culturali del suo mondo. Difficile, alla luce di ciò che oggi sappiamo sul funzionamento del nostro cervello, sulle sue associazioni, sul fatto che appunto #pensiamoimmagini, non vedere anche quando quella passione influenzò il suo linguaggio estetico, e presumibilmente quello di tutti coloro che guardavano a lui con estremo interesse, a cominciare dagli altri  Situazionisti e dagli artisti vicini a CoBrA. Per altro il colpo di fulmine tra Jorn e Galizio, avvenuto giusto ad Albisola, fu probabilmente facilitato dalla comune passione per l’archeologia. Dove finisce l’archeologo, dove comincia l’artista? Con Jorn si capisce che Archeologia, Antropologia, Arte Moderna rompono le griglie e si con/fondono,  alimentando nel presente   il futuro con il passato, restituendoci memoria viva , senso delle radici.  E’ confortante per me oggi riannodare sulla trama della evidenza storica e scientifica i fili interconnessi all’epoca  in modo apparentemente casuale,  e quasi per puro istinto: quando iniziai ad esporre insieme opere provenienti da tempi e da luoghi molto lontani -  e finché mi lasciarono lo feci in Musei Archeologici piuttosto che in spazi alternativi e dimenticati - i pochi estimatori vedevano prevalentemente l’aspetto estetico, l’armonia, e  gli  “esperti” ebbero parole sprezzanti: non ci misi molto a capire che bisognava fare tutto da soli..grazie a pochi, carissimi amici pazienti e visionari siamo arrivati fino qui.


THE MEANINGFUL  CONNECTION.




Asger Jorn and his house in Albisola are indelibly imprinted in my memory, and on my skin. Obsessed as I am with the search for tracks, I have always seen the world through the eyes of my land, trying to leave to return and return to leave again, always with new suggestions to take home and share. At Casa Jorn, which I reopened to the public after twenty years of oblivion, I brought the languages ​​of the primary arts together with Burri, Fontana, inviting artists and scholars to think outside the box ... maybe too much outside the box! The formidable removal of that period - which lasted four years! - put in place by politicians and art workers, it is an example of damnatio memoriae that should be investigated objectively.

Today, Saturday 1 October 2022, in Helsinki, it seems that "chance" is in full circle.

I am giving birth to #pensiamoimiature, a set of events that will end in 2024, on the occasion of the first twenty years of Tribaleglobale. For this reason I am in the gallery of my friend Andrey Tischenco, an artist and scholar of the archaic languages ​​of the Great North. Thanks to his available sensitivity we will see works from a Siberian culture almost unknown even to fans of Primary Arts. We will see them in the village of the Situationists, Cosio d’Arroscia, Onzo and perhaps other more noble places that we are defining. The culture is that of the Ostyak, or Ostiachi, nomadic hunters who have survived since the time of Gobekli Tepe. The immediacy of their language of art is surprising, essential but never banal. In an exciting crescendo, Andrey makes available to me, in addition to the works that you will soon see, a significant bibliography, which curiously starts from texts written and produced in Italy.

It starts with The Flight of the Shaman, then publications relating to the popular art of our mountains come out from Andrey's library: let's think about the surprising identity that is found between Aosta Valley masks and Nepalese masks, Andrey is intrigued by my point of view on art and moves in the wave of our mantra, summarized in the title of all events: #pensiamoimiature. Knowing my history, he kept a theatrical coup for the last: "you must have this" and he puts in my hand a book that has as its title Sami folk art, ten thousand years of folk art in the North. Here I will find precise references to the Sami and their "written" drums that fascinate me, to Nanai and Ostyak ... but the surprise is to read the name of one of the three authors ... Asger Jörn! With his selection of over 300 objects published in this book Asger Jörn offers us a new insight into the last 500 years of Sami history. In the selection and juxtaposition of images he offers us an artistic interpretation of the interactions of the Sami, nature and reindeer, also reflecting the fusion of ancient myths and the new religion - Christianity - that burst from the south and east, demonstrating how much it was his approach to the cultural traditions of his world is authoritative and competent. It is difficult, in light of what we know today about the functioning of our brain, about its associations, about the fact that precisely #pensiamoimagine, not to see even when that passion influenced his aesthetic language, and presumably that of all those who looked at him with extreme interest, starting with the other Situationists and artists close to CoBrA. Moreover, the love at first sight between Jorn and Galizio, which took place right in Albisola, was probably facilitated by the common passion for archeology. Where does the archaeologist end, where does the artist begin? With Jorn we understand that Archeology, Anthropology, Modern Art break the grids and merge, feeding the future with the past in the present, giving us back a living memory, a sense of roots. It is comforting for me today to re-tie the interconnected threads at the time in an apparently casual way, and almost by pure instinct, on the plot of historical and scientific evidence: when I began to exhibit together works from very distant times and places - and until they left me I did it in Archaeological Museums rather than in alternative and forgotten spaces - the few admirers mainly saw the aesthetic aspect, the harmony, and the "experts" had contemptuous words: it didn't take long to understand that you had to do everything yourself .. thanks to a few, dear friends, patients and visionaries, we got this far.


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