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 L’Ommu da Faija aspetta la luna.


Con Emilio Grollero abbiamo pensato che questo grande portale ( 3,25 m.) potremmo chiamarlo  “  Ommu da Faija”, in omaggio  alla stirpe di giganti che si narra fondò Mendatica, e da cui traggono origine i Mendaticesi di oggi. La tradizione ci parla degli “ ommi da Faija”, termine che come ricorda Paolo  Ramella può essere derivato dall’occitano ( favola, e da qui la definizione di uomini leggendari) o dal termine Faggio, per identificare coloro che vivevano nel bosco spontaneo e non in quello coltivato a castagni.   Uomini abituati a fatiche che richiedevano una forza notevole, e che forse - come ragionevolmente  ipotizza Ramella-  appartenevano ad un popolo venuto da lontano, insediatosi per primo in questi luoghi. 

Questi Portali, che non sono mai inscritti in mura fisiche, sono pensati per evocare le barriere più insormontabili,   quelle mentali, che richiedono la capacità di vedere  il varco che consente di superarle: Questo è destinato agli spazi aperti delle nostre montagne, evocatori di grande bellezza e grandi impegni. 

Sono tendenzialmente stretti, perché superare una soglia è faticoso ed impegnativo. Questo è particolarmente stretto, affinché sia attraversato da una sottile  lama di luce destinata a contestualizzare la solidità del corpo metallico in un campo etico e mentale  più ampio.

Hanno sempre un orientamento, perché siamo comunque dentro qualcosa di più grande, di cui non dobbiamo smarrire i punti di riferimento. Cosa  guarderà l’Ommu da Faija lo decideranno i Mendaticesi.  La testa in bronzo che caratterizza questo portale viene da lontano, dall’antico popolo di Ife, oggi Nigeria, e raffigura un Re. Su questi Portali sono sempre posti elementi simbolici di altre culture: rafforzano la potenza evocativa  attribuita a queste opere, e ne rendono più compiuta la bellezza; in qualche modo i Portali diventano corpi atti a sorreggere  teste  smarrite nell’indifferenza mediocre del mercato dell’arte, pronto ad estendere il giogo colonialista anche alle espressioni culturali di quei popoli già  martoriati da miseria e guerre. 

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