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IN SALITA... storia di una scala, di libri e di salvinismo.





















Oggi sono andato al mercatino dell'antiquariato che fanno ogni mese ad Albenga, e mi è caduto  l'occhio su una vecchia scala utile per una biblioteca come la nostra. Diluviava e il commerciante mi ha fatto un buon prezzo. "Vado a fare un bancomat" gli dico. Conoscendomi non vado mai ad un mercatino con più di dieci euro in tasca per disincentivare la mia eccessiva propensione all'acquisto.
Recupero il danaro, e sempre sotto l'acqua torno al banco: l'espositore non c'è, ma c'è la scala. Mi rivolgo alla signora del banco vicino, che gentilmente prende i soldi per il collega assente. Mi carico la scala in spalla e percorro tutta la via del mercato, sempre sono il diluvio. Ad un tratto rischio di cadere: qualcuno, da dietro, ha tirato bruscamente la scala. Mi volto sorpreso pensando allo scherzo di un conoscente e mi trovo davanti un signore grassoccio, con un'aria pseudo marziale ed il cappellino di un Corpo Militare che non cito per rispetto. Il tipo mi guarda feroce, con l'aria dell'Uomo D'Ordine che ha beccato il criminale e mi dice, tenendo ben saldo il supposto  corpo del reato: " e allora? " . "Allora ho acquistato questa scala da quel banco, il tipo non c'era e ho dato i soldi alla collega vicina" . L'Uomo d'Ordine ha un vago lampo di disagio negli occhi, ma si riprende subito e mi dice: " Ero io l'incaricato! " Pacatamente gli faccio notare che non potevo saperlo, che poteva manifestarsi e che sopratutto poteva interloquire invece di strattonarmi in modo poco educato. E qui arriva la risposta..." Come maleducato?! non sono mica extracomunitario!"
Dentro un episodio così c'è tutto il dramma che siamo vivendo, la banalità di un odio normale e normalmente diffuso e assimilato, un odioche antropologicamente definirei salvinismo.
Ma la scala l'ho tenuta, e per tutto il pomeriggio ho fatto su e giù ordinando libri d'arte, di poesia, di letteratura, schierati come munizioni pronte per una faticosa battaglia, la più dura...quella contro la banalità del male.

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