LAIGUEGLIA, 12/13 OTTOBRE, SANITà MARITTIMA
Sul mare di Laigueglia, nei locali che furono della Sanità Marittima , avviene nei giorni del Salto dell’Acciuga un dialogo intenso.
Entrando nel suggestivo ed austero locale che guarda il mare si trovano a destra alcune Grandi Madri Africane di culture diverse: Lobi, Kongo, Bambara, Kulango.
Davanti all’ingresso ce ne sono altre…Ashanti, Dan, Ewe, Tiv.
Sull’altro lato dello spazio, in ascolto, ci sono le opere in bronzo di Rainer Kriester.
Il linguaggio è moderno, sono opere del nostro tempo: ma le teste chiodate, quelle scritte con il linguaggio affascinante e potente dei numeri o con antichi simboli solari evocano sentimenti di ogni tempo, perché parlano di sofferenza, di conoscenza, di bellezza..come le Grandi Madri Africane.
Tra queste mondi che si interrogano reciprocamente su sentimenti ancestrali attraverso il comune linguaggio della bellezza ci sono due opere contemporanee. Una scultura tradizionale africana raffigura una madre che porge il proprio figlio: Giuliano Arnaldi l’ha tinta di nero, colore austero e mistico. Il nero corrisponde all'impressione visiva che viene sperimentata quando nessuna luce visibile raggiunge l’occhio, in molte culture evoca prosperità o infinito. Solo il ventre del bimbo è rosso, per ricordarci la tragedia continua e insopportabile delle madri africane che fanno indossare ai loro figli un indumento rosso prima di imbarcarli sui uno dei barconi che oggi attraversano i nostro mare. Sperano che così , cadendo in mare, siano più facilmente visibili e quindi possano salvarsi.
Quella scultura ci dice “ ti affido mio figlio” , in nome dell’umanità che ci lega, della comune sofferenza, della comune conoscenza, della bellezza che ci unisce.
Sulla trasparenza di una pannello di Persxpex Emilio Grollero ha tradotto in ligure una antica preghiera dei naviganti, Stilla Maris -cioè goccia di mare che racchiude l’essenza della vita - e che diventerà successivamente Stella Maris ( la stella polare) , la Grande Madre che Gabriello Chiabrera invocava così : in mare irato, in subita procella invoco te , nostra benigna stella.
On the sea of Laigueglia, in the space that were part of the Sanità Marittima, an intense dialogue takes place in the days of the Salto dell'Acciuga.
Entering the evocative and austere space overlooking the sea, on the right are some of the Great African Mothers of different cultures: Lobi, Kongo, Bambara, Kulango.
In front of the entrance there are others ... Ashanti, Dan, Ewe, Tiv.On the other side of the space, listening, there are the bronze works by Rainer Kriester.
The language is modern, they are works of our time: but the nailed heads, those written with the fascinating and powerful language of numbers or with ancient solar symbols evoke feelings of every time, because they speak of suffering, of knowledge, of beauty ... like the Great African Mothers.
Among these worlds that question each other ancestral feelings through the common language of beauty there are two contemporary works. A traditional African sculpture depicts a mother offering her son: Giuliano Arnaldi dyed it black, austere and mystical color. Black corresponds to the visual impression that is experienced when no visible light reaches the eye, in many cultures it evokes prosperity or infinity. Only the belly of the child is red, to remind us of the continuous and unbearable tragedy of African mothers who have their children wear a red garment before embarking on one of the barges that today cross our sea. They hope that thus, falling into the sea, they will be more easily visible and thus saved.
That sculpture tells us "I entrust my son to you", in the name of humanity that binds us, of common suffering, of common knowledge, of the beauty that unites us.
On the transparency of a Persxpex panel Emilio Grollero has translated into Ligurian an ancient prayer of sailors, Stilla Maris - that is a drop of the sea that contains the essence of life - and that will later become Stella Maris (the polar star), the Great Mother who Gabriello Chiabrera invoked this “ In mare irato, in subita procella invoco te, nostra Benigna Stella.
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