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2 giugno. L'Epifania della Repubblica nella melma della corruzione. Qualche riflessione e una proposta





In questi mesi l’Italia civile ha celebrato i suoi Riti fondanti: la Passione della Resistenza, la Gioia del Natale del 25 Aprile: oggi, 2 giugno celebriamo l’Epifania della Costituzione, concreta manifestazione del principio della Libertà, ovvero di quanto di più divino l’essere umano sia chiamato a sperimentare.


Libertà sempre più scritte solo sulla carta: a gran voce si grida che la Costituzione è violata, spesso chi grida più forte è chi è chiamato ( e pagato ) per custodirla e applicarla.
 Ma la qualità della nostra Costituzione è essere Carta di Diritti e di Responsabilità.


La Costituzione nacque dal bisogno di regole umane, certe e condivise. Quel bisogno di regole animò le discussioni attorno ai fuochi, nei casolari spersi sulle nostre montagne..e diede vita all’unico patto scritto dal basso, condiviso concetto per concetto, in una sorta di composizione collettiva poi ratificata dall’Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947.
 Quella stesura fu insieme corale e singolare perché pensata e scritta da persone pronte a dichiarare un diritto e ad assumersi la responsabilità della sua applicazione anche a costo della vita.


Italiani.
 Non comunisti, o socialisti, o cattolici o altro…Italiani.


Militari, Preti, Contadini, Operai, poeti…insomma singolarità che composero una sorta di Ulisse collettivo che cacciò i Proci da Itaca. E il nodo fu , ieri come oggi, il bisogno di regole. L’arroganza, la violenza, l’ingiustizia si alimentano con l’assenza di regole.
 Le regole, oggi, sono rispettate? Anche nel gioco della vita senza regole non si gioca..servono le regole, serve un arbitro autorevole, servono giocatori corretti.
 Ecco perché il nodo è la questione morale, che è poi il bisogno di regole giuste , condivise e rispettate.

Ecco perché il nodo è la corruzione.
 Perché non bastano le regole se l’arbitro è corrotto e i giocatori corruttibili o ignavi..


Ecco perché serve una rivoluzione morale.

Come nel 1943.
 Allora iniziò l’8 settembre con la ribellione di singole coscienze, oggi non può che avvenire nello stesso modo. la corruzione è un abito mentale che ha incancrenito questo paese.
 Quando passiamo davanti ad una altra persona in una lista d’attesa, anche motivati da un grave motivo, non rubiamo soltanto un diritto a qualcun altro, ma rubiamo un diritto a tutti noi, perché in assenza di regole rispettate , oggi io passo davanti a te, ma domani tu potrai passare davanti a me, ciò che estorco oggi lo pagherò con gli interessi domani. Ogni volta che rubiamo il diritto di un altro avviliamo noi stessi, picconiamo il futuro dei nostri figli, infanghiamo la memoria dei nostri padri e dei nostri nonni che hanno conquistato per noi un sistema di regole che si chiama Costituzione.

Senza un sistema di regole siamo tutti perduti.

Il sistema di regole si chiama politica. Purtroppo bisogna partire da li senza dimenticare che i politici comunque gli scegliamo noi, ognuno di noi, con il voto, grazie a chi è morto sui monti oltre settanta anni fa.

Sono tutti , siamo tutti coinvolti: destra, sinistra, pseudo vecchio e pseudo nuovo… Tra chi fa politica la tentazione del malaffare è diffusa e trasversale. Il motivo è semplice, qualcuno lo dice da decenni. Finché il sottogoverno sarà nelle mani dei politici il rischio sarà fortissimo. Finché a governare banche, sanità, trasposti, rifiuti i politici potranno mandare loro stessi o i loro amici il sistema resterà malato. Anzi, la democrazia si ammalerà sempre più gravemente, perché i cittadini perderanno fiducia, anzi stanno perdendo la fiducia, anzi… forse l’hanno già persa… e la perdita di fiducia è l’anticamera della deriva autoritaria.

La politica deve recuperare autorevolezza, e il primo passo è l’assoluta trasparenza etica.
 Il primo passo è abbandonare il sottogoverno: lo diceva già Berlinguer che indicò
 “nella degenerazione dei partiti l’origine dei malanni dell’Italia “ Come fare ? Iniziando a rivedere radicalmente i meccanismi di selezione della classe dirigente dei Partiti: basta autoreferenzialità, basta personalismi, basta opacità… Formalizzando la regola che chi governa banche, sanità, trasposti, rifiuti sia scelto in Albi pubblici e trasparenti incardinati su graduatorie e competenze legate alla professionalità e non alla tessera…compiendo un gigantesco passo indietro ovunque la politica occupa posti di responsabilità nella gestione diretta dei servizi, in nome di una rinascita della dignità della politica stessa messa pesantemente in discussione non solo dalla Magistratura ma dai cittadini.
 Lo facciano le strutture nazionali dei Partiti dandosi per prime regole più ferree in questa direzione, verificando puntualmente chi sostiene le spese delle campagne elettorali dei singoli candidati ( segui i soldi, diceva Falcone…) lo facciano le singole persone, sopratutto quando hanno già avuto tanto dal loro impegno politico.. ma un cambiamento così radicale deve nascere dal territorio. Ecco perché parlo del Savonese.
 E’ fisiologico quanto discutibile che dove lo stesso partito governa per decenni si creino situazioni opache, ma qui penso sia accaduto qualcosa di più grave.

Savona fu il luogo dove venne alla luce la prima Tangentopoli italiana, conosciuta come caso Teardo. E’ sulle ceneri di quel tempo che sono nate le fortune della catena di comando che ha governato Savona e in parte la Liguria fino ad oggi. Non è necessario essere investigatori per ricostruire i rapporti personali e familiari delle diverse persone che hanno occupato ruoli di potere in banche, partecipate, enti pubblici e privati, che hanno gestito la vendita di Carisa a Carige, lo smantellamento della ex Italsider diventata gigantesca operazione immobiliare, la gestione del Porto.. sempre le stesse persone che hanno svolto ruoli diversi .. meno di dieci persone, sempre le stesse, che hanno cooptato via via amici e parenti…dietro ogni operazione che riguardi Cemento, Sanità, Trasporti, Rifiuti.. ci sono persone comunque collegate a questa catena di comando.
 E’ quindi legittimo porsi una domanda : quanto conta ancora il teardismo? Per teardismo intendo sia un modo di fare politica spregiudicato e finalizzato esclusivamente all’occupazione del potere sia la presenza fisica di persone che in quel periodo hanno iniziato o consolidato il proprio potere personale. Quanto ha contato il teardismo nelle nomine in diversi Enti che hanno governato trasporti, servizi soci sanitari , rifiuti negli ultimi decenni? E a proposito di rifiuti, visto l’ingresso di un colosso come Iren nel mercato ligure come risulterà gestito questo business gigantesco dai diversi soggetti che operano nel settore, da FG riciclaggi ad Ata, a Sat, alle diverse realtà apparentemente piccole ma presumibilmente strategiche per posizione territoriale e funzione operativa? E’ logico pensare che la semplice cessione di quote societarie tra i diversi attori determinerà profitti e perdite. E’ un caso che le maggiori turbolenze politiche si riscontrino in luoghi come Varazze, dove insiste una discarica a fine vita? Crea disagio vedere troppi esponenti della stessa area politica essere o essere stati in tempi recenti apicali in Aziende che si occupano di smaltimento rifiuti. Pur essendo la circostanza formalmente ineccepibile, è politicamente imbarazzante vederli direttamente impegnati in aziende e società in un settore considerato da ogni osservatorio antimafia come il più permeabile alla corruzione. Come è  imbarazzante il fatto che le persone nominate negli ultimi decenni ai vertici di Aziende che si occupano di pubblici servizi ( Rifiuti, trasporti , Assistenza sociosanitaria) abbiano lasciato quelle aziende in condizioni fallimentari.
 Ciò che era mezzo - la gestione del potere- è diventato fine, ma la politica ha ancora un’occasione, la colga prima che sia troppo tardi. Anche nodi vecchi di quarant’anni prima o poi vengono al pettine e si devono sciogliere, o la corda si spezza. Il problema è che quella corda si chiama Democrazia.
 Difficile restare in silenzio davanti ai fatti giudiziari che si stanno susseguendo in questi giorni nel savonese e in Liguria, arrivando fino al Governo con ben due esponenti di spicco. E pare di capire che una vaso troppo pieno stia debordando, mettendo alla luce un sistema malato che coinvolge i politici in modo trasversale. Ma se la corruzione o quantomeno il lassismo sono diventati un abito mentale diffuso anche tra noi cittadini c’è bisogno di un grande impegno civico, educativo e culturale: in prima fila siamo chiamati noi , che della memoria della Resistenza volgiamo essere vivi custodi.


Facciamolo con proposte forti, pacate e concrete, a cominciare dalla richiesta nuove regole per il sottogoverno, di trasparenza nei comportamenti prima ancora che negli atti amministrativi. Via i politici da partecipate etc, si creino Albi Pubblici e trasparenti dove si scelga per meriti e titoli, e non per tessera.


Facciamolo con una grande campagna di iniziativa culturale sui temi del bisogno delle regole coinvolgendo in modo creativo sopratutto i giovani attraverso nuovi linguaggi e soprattutto iniziando ad ascoltare prima di parlare..


Non sarà facile, e neppure troppo tranquillo. Intimidazioni e minacce di morte sono arrivate fino in questi luoghi, fino ad alcuni di noi. I fatti sono stati riportati alle Autorità Preposte. Ma non sono la Magistratura o le Forze dell’ordine a dovere sciogliere il nodo che genera simili episodi, è la ricostruzione di un comune sentire condiviso, basato su quei princìpi che i Partigiani hanno conquistato per noi. Anche il metodo ce lo hanno insegnato loro, i nostri Martiri: coinvolgimento consapevole diretto e personale, ascolto, rispetto, azione… E’ il nostro 8 settembre.

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