CHISSA’…. Ci sono opere che dichiarano l’universalità dell’arte oltre ogni remora, e con buona pace di molti addetti ai lavori, l’inconsistenza dell’idea di originalità per come essa viene comunemente intesa. Eccone una, potente e lampante . Chissà chi è stato il primo a sovrapporre una sfera ad un cubo in modo consapevole, ed a dare a questa installazione un significato concettuale… Credo fu Johann Wolfgang von Goethe . Non un artista visivo quindi, ma uno scrittore e poeta. Ne fece un disegno, e lo intitolò “ Stein des guten Glücks ”, in italiano “ Pietra della Buona Fortuna ”. Era il 1777, l’opera divenne una scultura - probabilmente realizzata da Adam Friedrich Oeser , scultore che qualche anno prima fu il suo maestro di disegno - ed è ancora oggi visibile nel giardino della casa di Weimar così cara a Goethe. Chissà se Josef Hartwig la vide…. E’ probabile, perché lo scultore tedesco nel 1921 venne chiamato a Weimar da Walt...
IN MEMORIA DI RENATO BREVIGLIERI. Prima o poi ciascuno di noi si imbatte nelle grandi domande, quelle che danno un senso all’esperienza di esistere. Davanti ad una nascita, una malattia o una morte che ci coinvolga direttamente, la profondità del Mistero della vita mette a pensare. La reazione più immediata è rimuovere la domanda; la rimozione aiuta certamente a sopravvivere ma la questione resta lì, a sedimentare nel profondo fino a creare quella sottile angoscia che può diventare devastante; non è naturale rimovere i problemi e non elaborarli. Essere umani è essenzialmente porsi domande per costruire risposte, consapevoli del fatto che spesso esse generano altre domande in un loop esistenziale infinito ed infinitamente stimolante perché porta sempre a fare un passo avanti. Gli psicologi segnalano il pericolo di un “loop mentale” inteso come un circolo di pensiero, un anello, che può diventare un cappio, può portare a sentirsi stretti in una “morsa” ...