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SOGNARE, RACCONTARE, AGIRE..le cortecce di Arnhem

https://flic.kr/s/aHskiXJiuh     SOGNARE, RACCONTARE, AGIRE… . le cortecce di Arnhem   Gli Aborigeni australiani pensano che nel sogno ritorni il mondo del tempo della creazione ed è per questo che affidano al sogno la funzione di luogo adatto per comprendere ciò che è opportuno per la quotidianità.  “ Memoria e mito sono indivisibili. Il mito è memoria di un”epoca in cui gli spiriti e gli uomini comunicavano tra di loro quotidianamente e in cui il cielo e la terra prendevano forma attraverso quelli che noi chiamiamo ”miti di origine” e gli aborigeni australiani chiamano memorie dell”epoca dei sogni. Per centinaia di generazioni, gli aborigeni hanno cercato e trovato il significato di ogni forma, di ogni roccia, di ogni collina. Tutto ha un senso, tutto fu concepito, voluto, creato, modellato e fatto vivere, dagli spiriti ancestrali nell”epoca dei Sogni: ogni linea della natura ricorda un epos, ogni grotta è piena di leggende, ogni pozza d”acqua racchiude più st...
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CHISSA'...a proposito di Goethe, di forme misteriose e di 無 MU, una mia scultura...

  CHISSA’….    Ci sono opere che dichiarano l’universalità dell’arte oltre ogni remora,  e con buona pace di molti addetti ai lavori, l’inconsistenza dell’idea di originalità per come essa viene comunemente intesa. Eccone una, potente e lampante .  Chissà chi è stato il primo a sovrapporre una sfera ad un cubo in modo consapevole, ed a dare a questa installazione un significato concettuale… Credo fu Johann Wolfgang von Goethe . Non un artista visivo quindi, ma uno scrittore e poeta. Ne fece un disegno, e lo intitolò “ Stein des guten Glücks ”, in italiano “ Pietra della Buona Fortuna ”. Era il 1777, l’opera divenne una scultura - probabilmente realizzata da Adam Friedrich Oeser , scultore che qualche anno prima fu il suo maestro di disegno -  ed è ancora oggi  visibile nel giardino della casa di Weimar così cara a Goethe.  Chissà se Josef Hartwig la vide…. E’ probabile, perché lo scultore tedesco nel 1921 venne chiamato a Weimar da Walt...

MANU/FATTI: pettini e cucchiai della Collezione Tribaleglobale.

 IN MEMORIA DI RENATO BREVIGLIERI.  Prima o poi ciascuno di noi si imbatte nelle grandi domande, quelle che danno un senso all’esperienza di esistere. Davanti ad una nascita, una malattia o una morte che ci coinvolga direttamente, la profondità del Mistero della vita mette a pensare. La reazione  più immediata  è rimuovere la domanda; la rimozione aiuta certamente a sopravvivere ma la questione  resta lì, a sedimentare nel profondo fino a creare quella sottile angoscia che può diventare devastante; non è naturale rimovere i problemi e non elaborarli. Essere umani è essenzialmente porsi domande per costruire risposte, consapevoli del fatto che spesso esse generano altre domande in un loop esistenziale infinito ed infinitamente stimolante perché porta sempre a fare un passo avanti. Gli psicologi segnalano il pericolo di un “loop mentale” inteso come  un circolo di pensiero, un anello, che può diventare un cappio, può portare a sentirsi stretti in una “morsa” ...